In ognuno di noi vive di soppiatto, fiera e motore dei nostri istinti una Tigre. Si agita in tutta la sua Nobiltà guidandoci, accompagnando i nostri passi, dando pienezza al nostro cogliere la Vita. Sentiamo che si desta, stira gli arti, muove i suoi passi, quando appoggiando i polpastrelli innanzi a sè ci rende consapevoli di noi stessi, delle nostre scelte, di quello che ci circonda.
Lo racconta Therese Bertherat nel suo piacevolissimo libro "La Tigre nel Corpo" edito da Mondadori, fornendo una serie di osservazioni per comprendere come sta la Tigre che ognuno di Noi conserva nel proprio corpo.
Non è scontato infatti che la Tigre stia bene e ci accompagni donandoci tutta la Sua forza: gli eventi della Vita, le nostre emozioni e le abitudini posturali possono essere come delle corde che la intrappolano, immobilizzano e rinchiudono in una gabbia. Cosa fare?
Se il corpo diventa la prigione della Tigre, bisogna lavorare sul corpo!
Un metodo molto efficace per smuovere i ristagni, addolcire il tessuto connettivo e ritrovare armonia delle catene muscolari, bilanciando il sistema nervoso e restituendo serenità alla Tigre è il Sotai.
Inventato da Keizo Hashimoto, un neurologo giapponese, a metà 20tesimo secolo, il Sotai è un metodo per l'equilibrio del corpo che lavora tramite movimento e respiro con una tecnica aiuta a sbloccare il corpo permettendo all'energia di tornare a fluire, restituisce mobilità e favorisce la consapevolezza. L'immagine è quella di un fiume con del materiale (le tossine) che si accumulano nelle sue anse (blocchi strutturali) facendo schiuma (perdita di coscienza, stanchezza) e che in seguito agli esercizi si depura restituendo brillantezza nella vivacità delle sue acque.
Tramite la pratica ci si libera dallo stress, si sciolgono le catene, e si può tornare a sentire la tigre che ruggisce nel folto della foresta...